L'occhio "secco"

La scarsa lubrificazione della superficie dell'occhio è riconducibile a molteplici fattori, tra cui la ridotta produzione di lacrime, l'uso di alcuni farmaci, le variazioni ormonali dovute all'età, particolari malattie autoimmuni o la parziale o totale perdita del movimento delle palpebre. Le spiacevoli sensazioni che ne conseguono sono di sabbia o polvere negli occhi, pesantezza palpebrale, fotofobia, arrossamento, prurito, aumento della frequenza dell'ammiccamento e, talvolta, difficoltà a mettere a fuoco le immagini. Qualora non sia sufficiente modificare alcuni comportamenti scorretti o apportare miglioramenti ambientali, questi fastidi possono essere alleviati con l'applicazione quotidiana di soluzioni o pomate oculari in grado di ripristinare il giusto grado di umidità e viscosità del film lacrimale. Un buon collirio contro la secchezza deve essere isotonico con il film lacrimale, leggermente alcalino, privo di conservanti e avere proprietà mucomimetiche; sono da preferire le ampolline monodose o i flaconcini con dispositivo Abak, che offrono il duplice vantaggio di avere ogni volta un preparato sicuramente sterile e allo stesso tempo di evitare sprechi. Le molecole impiegate sono alcuni derivati della cellulosa, polimeri sintetici di varia origine (alcol polivinilico, povidone, carbopol, macrogol), alcuni mucopolisaccaridi (acido ialuronico e derivati) e il galattoxilglucano. È importante evitare l'uso contemporaneo di soluzioni disinfettantie acido ialuronico poiché quest'ultimo precipita in presenzadi sali di ammonio quaternari. Per combattere la secchezza oculare, oltre alle formulazioni per uso locale, oggi sono disponibili anche integratori in compresse a base di acidi grassi polinsaturi, precursori biologici di molecole come le prostaglandine PgE1 e PgE3, coinvolte nella produzione delle lacrime
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